Editoriale
Il Medioevo e l’Europa |
Il dibattito di questi mesi intorno ai lavori della Convenzione Europea interessa l’origine e l’evoluzione storica del continente europeo. Se, come da programma originario e secondo le intenzioni del Governo Italiano, la carta comune per i paesi dell’Unione sarà siglata a Roma, durante (o subito dopo) la Presidenza Italiana, il ruolo di mediazione del nostro Paese sarà determinante. In tal senso il Presidente Ciampi rievoca sempre più spesso l’importanza dell’idea di Patria, quale “stimolo per riannodare i fili che uniscono passato e presente e per ritrovare, nelle nostre radici storiche e ideali, le ragioni di un impegno rinnovato nella costruzione dell’Europa politica”. La questione dell’inserimento nel preambolo della ‘costituzione’ delle comuni radici cristiane, caldeggiata da esponenti italiani, è un tema molto caro alla Città del Vaticano, e Sua Santità Giovanni Paolo II non perde pubblica occasione per ricordare l’importanza della fede religiosa nella costruzione dell’Europa. Al concetto d’Europa ha dedicato un numero, apparso lo scorso mese di luglio e sempre disponibile online, il periodico telematico Storiadelmondo. Gli interventi dei docenti e ricercatori che hanno partecipato alla dodicesima uscita coprono vari aspetti della formazione e trasformazione dell’Europa. Come collegamento alle tematiche affrontate dal sito fratello, Medioevo Italiano intende fornire il proprio contributo offrendo spunti di riflessione su tale rilevante argomento. Il tema culturale della fondazione dell’idea di Europa, infatti, è stato lungamente discusso da più fronti e dagli storici più importanti del nostro tempo. Federico Chabod poneva la questione nel suo saggio Storia dell’idea di Europa: “come e quando i nostri avi [hanno] acquistato la coscienza di essere europei”1. Tra le varie ed importanti interpretazioni un ruolo chiave è stato assegnato a quel periodo della storia occidentale lungo un millennio a cui è dato il nome di ‘Medio Evo’. E proprio dalla polemica sull’identificazione negativa di tale definizione - quale un’età senza particolari caratterizzazioni, un’età che nasce da una passata e muore creandone una nuova, delimitata dunque da due date conformisticamente determinate - nasce in alcuni autori la determinazione di trovare nell’età di mezzo il fondamento dell’Europa. Tale è il caso di Giorgio Falco, che nel suo articolato volume Albori d’Europa. Pagine di storia medievale del 1947, definisce il Medioevo come il momento della formazione d’Europa su base cristiana e romana: “sull’anarchico particolarismo, sulle sanguinose vicende dei regni romano-barbarici, si eleva l’idea universale della chiesa, vive negli animi l’aspirazione vaga all’universalità di Roma, ad una renovatio dell’impero. Uno stato investito di missione religiosa, armato per la conquista, aspirante alla legittimità romana; un papato investito di missione politica, geloso della sua libertà, senz’armi e circondato da nemici, si cercano, si uniscono e danno origine all’impero di Carlo Magno, prima grande manifestazione unitaria della coscienza politica e religiosa dell’Occidente, strumento di difesa, di propagazione, di penetrazione della civiltà cristiana e romana” 2. Il tentativo di rintracciare nella ’sacralità’ dell’Europa il fondamento dell’identità europea sovranazionale è stato ripreso in più fasi anche da storici contemporanei. Nel volume Europa Sacra. Raccolte agiografiche e identità politiche in Europa fra Medioevo ed Età moderna, a cura di Sofia Boesch Gajano e di Raimondo Michetti, uscito nel 2002, ad esempio, è evidente la necessità d’indagare le radici della nostra identità nazionale e sovranazionale culturale europea. Il sentirsi europei, nelle forme prettamente religiose e cultuali (relative al culto) evidenziate in questo volume, non contrasta con il sentire nazionale. Riecheggiano, in quest’interpretazione, le parole di Jacques Le Goff: l’esperienza spirituale cristiana è stata trait d’union tra le varie nazioni europee. Il primo abbozzo dell’Europa, secondo il medievista, si è fondato su una duplice base: la diversificazione tra i vari popoli e regni fondati su tradizioni diverse tra loro, ma ancora non maturi per identificarsi nei futuri stati nazionali, e la cristianità, elemento comune e fondante, che modellava ed uniformava la religione e la cultura dei diversi popoli europei. In tal modo, fin dalle sue origini, l’Europa dimostra che l’unità può nascere dalla diversità delle nazioni3. Successivamente, attraverso il travaglio politico e spirituale, dell’impero e della Chiesa, si arriva con maturità al momento in cui con Innocenzo III “la Chiesa, dopo aver penetrato con la sua cultura la società romano-germanica, dopo essersi purificata e distinta dal laicato, dopo aver mostrato praticamente che era contraddittorio pretendere all’impero e disconoscerne la base religiosa, era ormai matura per assumere [...] il governo spirituale e temporale d’Europa e per lanciare nelle crociate il popolo cattolico alla conquista dell’Oriente”4. Nel momento in cui questo principio unitario, che aveva informato di sé stato, religione e cultura, viene a mancare, “quando lo stato scopre in se stesso la sua ragione d’essere [...]; quando il credente oppone alla tradizione cattolica le Sacre Scritture e la coscienza individuale; quando [...] letterature nazionali fioriscono in Italia, in Francia, in Ispagna, in Inghilterra, [...] il medioevo è finito”5. Se si può certamente sostenere che il Medioevo conosce il suo termine con l’avvento delle nuove idee nazionali dell’età moderna, è altrettanto vero che nel momento in cui i vari stati nazionali si sono affermati o, in alcuni casi, iniziano ad affermarsi, il Medioevo rinasce nella ricerca della cultura e della tradizione storica. Ed esso diventa, nell’Ottocento, il motivo di unione culturale tra i vari paesi europei. Proprio nella riscoperta delle identità nazionali dei singoli stati e nell’opera di letterati e filosofi dello spessore dei fratelli Grimm, di Schelling, di Herder, per citare solo alcuni fra i più noti, emerge l’idea di un’europa medievale unica nel sentimento popolare e religioso e il tema del Medioevo, andando al di là della mera ricerca storica, assume un ruolo unificatore del pensiero europeo ottocentesco6. L’Europa, intesa nel suo significato storico e politico più profondo, ha le sue matrici nel comune sentire dei vari popoli nazionali, sia come appartenenza geografica, sia come adesione ad una forma culturale ben definita e da lungo tempo in costruzione. Già nell’800, nell’età del Romanticismo, che in Italia coincide con il Risorgimento, la storiografia ritrova nel Medioevo in pari tempo l’origine degli Stati nazionali e l’origine del primo sentire europeo. Le varie interpretazioni oscillano tra un comune sentire religioso cristiano, tra l’idea di sacralità diffusa nelle varie zone europee e, in alcuni casi, vedono proprio nel primo affermarsi delle varie identità nazionali, una rinascita dei popoli europei legati da una comune storia culturale e politica. La storia dell’idea di Europa, idea antica quanto la stessa Europa, quale contesto geografico nell’antichità, quale motivo religioso nel Medioevo, quale tema culturale nell’Ottocento, offre importanti spunti di riflessione per approfondire le tematiche che legano i vari paesi europei in un dibattito che li porterà verso un futuro di unione sotto tutti i punti di vista e dà la possibilità di scorgerne l’importanza ed il peso culturale e politico nell’attualità dei nostri giorni. L’analisi e la comprensione dell’evoluzione di questo concetto, dal punto di vista storico, storiografico e culturale, è necessaria e può contribuire a rendere realmente possibile l’attuazione del progetto politico europeo. Angelo Gambella - Roberta Fidanzia 1 Cfr. F. Chabod, Storia dell’idea di Europa, Laterza, Bari, 2001, pag. 13. 2 G. Falco, Albori d’Europa. Pagine di storia medievale, Le edizioni del lavoro, Roma, 1947, pag. 22. 3 J. Le Goff, L’Europa medievale e il mondo moderno, Laterza, Bari, 2001. 4 Ivi, p. 25. 5 Ivi, p. 27. 6 Cfr. R. Bordone, Il medioevo nell’immaginario dell’Ottocento italiano, in Studi medievali e immagine del Medioevo fra Ottocento e Novecento, Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, n. 100 (1995-1996), Roma, 1997, pag. 125. 27 Agosto 2003 |